Stress e ansia da quarantena
Da quando è stata introdotta per ovvi motivi la quarantena, sono stato contatto da molte persone perche’ manifestavano sintomi come lo stress e ansia che in passato non avevano. Tutto cio’ dovuto dal fatto che è la prima volta che nella storia della Repubblica italiana viene adottata una misura di tale portata, che ha e avrà grosse conseguenze non solo sull’economia del Paese, ma anche sulla vita sociale dei cittadini italiani
Mi hanno chiesto dei consigli su come curare lo stress e l’ansia e ho consigliato a tutti lo stesso approccio e metodo che hanno utilizzato e stanno utilizzando i cinesi che dopo il loro periodo di quarantena , hanno ripreso ad avere una vita sociale e lavorativa normale.
Che cosa peggiora la quarantena
Alcune evidenze scientifiche portano a ipotizzare il rafforzamento, sotto quarantena, di diversi stressor, ossia di quegli stimoli esterni che sono fonte di stress. Tra questi, gli stressor più diffusi sono la durata della quarantena, la paura di essersi contagiati (e anche quella di poter contagiare gli altri, in particolare i famigliari), la noia, la frustrazione e l’essere privi di beni necessari, non solo alimentari o per la salute, ma anche immateriali, come quelli legati all’informazione.
“La mancanza di chiarezza, in particolare sui diversi livelli di rischio, ha portato i partecipanti allo studio a temere il peggio”, scrivono gli studiosi del King’s College, commentando una ricerca pubblicata nel 2017 e relativa all’epidemia di Ebola in Africa occidentale, scoppiata tra il 2014 e il 2016.
Esistono poi degli stressor che aumentano di molto il rischio di mostrare difficoltà psicologiche una volta finita la quarantena. In particolare, i ricercatori si sono concentrati sul quantificare gli effetti causati dalle perdite economiche e dallo stigma sociale che vivevano i soggetti isolati una volta liberi.
Tra le evidenze scientifiche, risulta per esempio che chi ha livelli di reddito più bassi mostra una necessità di supporto maggiore, sia economico che psicologico, durante e dopo i periodi di quarantena.
“Non vanno inoltre sottovalutati i problemi legati ai disturbi alimentari”, ha sottolineato Castelnuovo. “Il rischio in questo periodo di semi-isolamento è quello di badare più alla quantità del cibo, che alla qualità. Questo contesto può essere utile per rigustare il piacere del cibo, mangiando lentamente e a piccole dosi, associandola anche a un po’ di attività fisica, rispettando sempre le regole, dal momento che non viviamo in un regime di coprifuoco”.
Cosa fare ?
Prevenire prevenire prevenire facendosi curare per tempo prima che i problemi si manifestino in modo marcato e a qual punto risulta piu’ difficile trattare le persone.
Come curarsi ?
Le opzioni sono due:
- Con i farmaci che gia’ venivano usati in passato come le benzodiazepine che spesse volte hanno effetti collaterali e che creano dipendenza
- Con l’agopuntura che, al pari dei farmaci, ha gli stessi risultati senza effetti collaterali
Conclusioni
Da diversi giorni, la popolazione italiana sta vivendo una forma di semi-isolamento forzato, a causa dell’emergenza coronavirus, una situazione già vissuta da Paesi come la Cina e più recentemente avviata anche da Stati europei come la Spagna.
Una delle questioni più pressanti in questo momento – oltre ai risvolti economici dell’emergenza – riguarda gli impatti psicologici dell’isolamento sui cittadini.
In base a esperienze di quarantene passate, gli scienziati suggeriscono che lunghi periodi di isolamento possano portare a sintomi psicologici come disturbi emotivi, depressione, stress, disturbi dell’umore, irritabilità, insonnia e segnali di disturbi da stress post-traumatico.
Ma come ha sottolineato Gianluca Castelnuovo, professore ordinario di Psicologia clinica all’Università Cattolica di Milano, questo periodo di radicale cambiamento dello stile di vita quotidiano può diventare anche un’opportunità per ripensare al nostro rapporto con le nostre passioni e con il cibo, e non solo una fonte di preoccupazioni.